Ciao a tutti.
Mi dispiaccio per il fatto che la mia “assenza” abbia creato problemi, ma, oltre al fatto che quello che sto attualmente scrivendo è frutto di ricerche “attuali”, e in ambiti nuovi per le mie conoscenze, e quindi sento l’obbligo morale di ben “organizzare” le note, oltre a pubblicarle “corrette”, dopo attente “verifiche” (e non è detto che possa riuscirci sempre), si frappongono necessità familiari inderogabili che mi portano via del tempo prezioso, allontanandomi pure da casa. Per questo vi chiedo un po' di "venia" e di evidenziarmi errori più o meno grossolani presenti in questa chiaccherata, che avrebbe avuto bisogno di una più lunga "revisione".
Comunque…
Adesso consentitemi di iniziare questa “chiacchierata” con questa nuova considerazione.
Se noi osserviamo la struttura di una “sezione” di vascello di primo rango ad un terzo di distanza della misura della chiglia a partire dal dritto di poppa, guardando verso poppavia, noi possiamo notare che alla base le strutture sono più “grosse”, mentre, man mano che saliamo, queste diventano “proporzionalmente” più sottili. Anche la “curvatura” dei bagli muta, ma in maniera “quasi” inversamente proporzionale, dalla base alla massima altezza del vascello (cioè: è minore alla base e maggiore alla massima altezza). Vediamo anche che ci sono come diversi piani, alcuni dei quali sotto il livello del mare, ma la maggior parte al di sopra.
Adesso osserviamo la sezione di un edificio moderno, anch’esso con più piani, in calcestruzzo con strutture in cemento armato. Anche qui, alla base, le strutture sono più “rinforzate” di quelle che stanno in alto. Manca la “caratteristica curvatura” sui pavimenti, che invece è presente sulle strutture del vascello.
Bene! Adesso poniamo accanto le due figure, del vascello e dell’edificio per “coglierne” le analogie e le differenze.
Già a colpo d’occhio possiamo fare immediatamente delle associazioni, pur non entrando ancora nel merito delle motivazioni. In ambedue le strutture notiamo una “complessiva” sezione maggiore alla base, che si assottiglia, man mano che si sale. L’edificio è “piantato” a terra dove la funzione di sostegno è svolta dai pilastri di fondazione, che hanno una struttura diversa in funzione del diverso “supporto”, cioè il terreno dove l’edificio è impiantato. I pilastri o plinti di fondazione, sono collegati fra di loro opportunamente con travi “rovesce”, così, come nel resto dell’edificio i pilastri sono collegati dalle travi “normali”. Non bisogna dimenticare che tutta la struttura (anima) in ferro, è “compattata col calcestruzzo, formando un unico corpo di strutture concatenate. Il tutto, fondazioni e parte “esterna (emersa)” costituisce un reticolo ben saldo ed omogeneo, che rende la rete che forma l’edificio (la struttura), quasi un sol pezzo. Tutta la struttura è abbastanza “rigida” e quindi poco incline a grossi “movimenti”.
Sulla nave tutta la “struttura” di assi è collegata alla base da un pezzo di legno duro di sezione “visibilmente” più grande rispetto a tutte le altre. Questo pezzo di legno, che corre longitudinalmente lungo tutta la nave da prua a poppa, si chiama Chiglia e tutte le altre strutture si collegano ad essa attraverso una connessione, chiamata battura, Essa, assieme al paramezzale, collega solidamente chiglia, madiere coi suoi prolungamenti (scalmi, scalmotti, discolati) e fasciami esterni ed interni mediante la presenza del torello.
Nella nave, la chiglia (e corollario) riveste un ruolo importantissimo di sostegno e concatenamento, pari a quello svolto dalla rete dei pilastri di fondazione dell’edificio.
Gli altri elementi fondamentali della struttura della nave sono fondamentalmente tutti, che con il loro “concatenamento” (similmente al traliccio, direbbe santos), garantiscono che la nave non si spezzi (la catenaria è invece quella curva geometrica che assume una trave appoggiata caricata con un peso).
Ora non posso elencare tutti i pezzi che compongono e mantengono salda la struttura della nave, ma certi elementi essenziali, dei quali alcuni sono sotto la nostra “particolare” attenzione, sì.
Mi riferisco, in particolare, oltre alla chiglia, al paramezzale, ai madieri, agli staminali, agli scalmi, agli scalmotti, ai discolati, che ho citato precedentemente, ai bagli, alle late o latte, i correnti, che sono oggetto del nostro conversare, i puntelli, le anguille, i controparamezzali, i braccioli, il fasciame interno ed esterno, i ponti, per citare quelli che esemplificativamente vediamo nelle illustrazioni delle sezioni maestre.
Abbiamo osservato che ogni elemento della nave è concatenato “rigidamente” (si fa per dire) agli altri.
Il tipo di struttura che sto illustrando è quella di una nave a “scheletro portante” essendoci altro tipo di naviglio a “guscio partante”. Questa struttura si riferisce a quel naviglio che si costruisce a partire dalla chiglia, alla quale si concatenano, mediante bulloni: madieri, paramezzale, staminali e scalmi, che a loro volta si concatenano fra di loro, mediante correnti di vario spessore e i bagli, che si collegano alla struttura della nave (scalmi), attraverso i dormienti e il trincarino, i sottodormienti e il controtrincarino (che concatenano al di sotto e al disopra il baglio, mediante incastri multipli a coda di rondine), tali componenti sono fissati saldamente agli scalmi mediante bulloni. Le linee di unione fra i madieri e gli staminali giacciono su due linee simmetriche dette “linee dei fiori”. Trincarino e dormienti sono collegati, dalla parte superiore alle fiube, e al di sotto ai sottodormienti. Oltre a questi organi i bagli sono collegati alla struttura mediante braccioli orizzontali e verticali, in un primo “periodo” solo in legno, poi in legno e ferro e infine solo in ferro.
Ritornando ad osservare le due figure di nave e di edificio, possiamo notare che normalmente, in tutti i casi gli edifici sono fissati ad una base (terreno), che non deve “spingere” in alcun modo la struttura, mentre la nave (tutte le sue strutture), come abbiamo già visto, è “mossa” dal moto ondoso e si deve “muovere” continuamente.
Questi due “fenomeni” cioè, “stabilità” per l’edificio e “movimento” per la nave stabiliscono criteri di progettazione “diversi”, uno dei quali, per la nave è il bolzone, cioè quell’incurvatura verso l’alto presente nelle travi di collegamento fra i due gusci della nave (i bagli), e che trovano i loro “corrispondenti” nelle travi dei sostegno dei pavimenti degli edifici, dove non è presente alcuna curvatura.
Un “fenomeno atmosferico” comune, ma che determina diversi criteri di progettazione, fra edificio e nave è la pioggia, più o meno torrenziale.
La pioggia e la neve sono due fenomeni atmosferici di non poca importanza, essendo la prima, se in forma cospicua a dovere essere “bisognosa” di essere smaltita dai tetti nel più breve tempo possibile, per limitare le infiltrazioni e il sovrappeso. Ciò vale ancora di più per la neve, che “compattandosi” fa aumentare notevolmente il “carico” sulla struttura sovrastante in modo da arrivare anche a fare “sprofondare” le coperture. Le superfici “aggettate” (balconi), per smaltire velocemente la pioggia, hanno una pendenza del 5 - 10%. Avrete notato che nei luoghi dove tali fenomeni sono molto presenti i tetti sono molto ”spioventi” .
Sui natanti di grandi superfici anche soltanto 10 cm di acqua comportano un peso tale, congiuntamente al fatto che l’acqua è un “carico” mobile, tende a fare “sbandare” fortemente le navi, in quanto sposta, in maniera assolutamente imprevedibile, oltre che instabile, il baricentro sopra il metacentro. Sulle loro “coperte”, oltre all’”eventuale” pioggia, sono sempre presenti i “marosi” di diversa intensità, a seconda delle condizioni del mare. Tale smaltimento, sulle navi, è facilitato dalla presenza del bolzone, che favorisce lo scivolamento delle acque ai lati delle coperte, oltre che dagli ombrinali e dalle altre aperture praticate, ad hoc, verso l’esterno, per lo svuotamento veloce dell’accumulo.
Chiaramente, più in alto si va, e più i pesi “aggiunti” determinano pericoli di “sbandamento”, quindi è assolutamente necessario smaltire al più presto pioggia e marosi.
L’opera morta, cioè quella sopra il livello del mare, è soggetta principalmente a “forze fisiche” che sono rivolte verso il basso e l’esterno della nave, senza che ce ne siano di significative dall’esterno verso l’interno, diversamente dall’opera viva, dove accade il contrario e tutto mantiene un certo equilibrio, come abbiamo avuto modo di approfondire precedentemente. Nel precedente discorso, abbiamo approfondito, da un punto di vista “concettuale”, le condizioni fisiche alle quali sono sottoposte le strutture della nave nel loro insieme. Abbiamo visto come le maggiori tensioni, dal punto di vista “statico e dinamico” sono” “rivolte” complessivamente verso tutta la nave, ma con maggiore intensità verso la sezione maestra.
Come abbiamo potuto osservare mi sono limitato nell’enumerare le parti interessate a tali sollecitazioni, perché altrimenti il discorso sarebbe stato troppo lungo, anche potremmo riprenderlo per approfondirlo anche in altra sede.
Però, numerosi studi sono stati esperiti per capire la relazione fra tutte le dimensioni di ogni componente rispetto alle tipologie delle navi di legno nel periodo storico della loro presenza, compresa la “dimensione” del “bolzone” in funzione della sua altezza rispetto alla posizione della chiglia, nonché , complessivamente, degli “spessori” delle varie parti, rispetto alla lunghezza della chiglia e al dislocamento della nave.
Le navi in genere, quelle “lunghe”, prima, e quelle “tonde”, poi, sono state sempre oggetto di studio dal punto di vista storico e archeologico. Quello che Pippo ci ha “suggerito” di fare è, se ho capito bene, di “visitare quei “periodi” per essere più consapevoli, parlando di navi, di sapere di cosa si stava parlando, e parlando di modellismo, perché una cosa va fatta in un “certo modo”, anziché in un altro, al di la di libri e personaggi “illustri”.
Passo la parola a Pippo, il quale, negli anni scorsi ha approfondito in lungo, in largo e in profondità, tali argomenti, comprendenti tutti gli aspetti della costruzione delle suddette navi, traducendo i trattati dell’epoca e arrivando alla possibilità di poterle progettare in prima persona. Naturalmente, immagino che per prima cosa ci parlerà dei “bolzoni” dei “bagli”, e dei criteri per ricavarne le "curve matematiche" per rappresentare "correttamente" le loro forme geometriche e le "entità" della freccia.
Ciao a tutti.
Antonino
_________________ "Cominciate col fare ciò che è necessario. Poi ciò che è possibile. All'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile". (S. Francesco d'Assisi)
Buon modellismo.
Quanto 48
Ultima modifica di Quanto48 su 06/10/2010, 23:44, modificato 1 volte in totale.
|