Ciao a tutti.
Personalmente non nutro nessun “astio”contro i libri, né il loro contenuto, né contro i loro autori. Anzi, è proprio attraverso di loro che arriviamo alla “conoscenza”, ma negli anni sono divenuto dubbioso, a causa della sempre minore chiarezza determinata da “tagli” delle spiegazioni, per motivi “economici” a favore di una maggiore “divulgazione” dell’informazione. Anche nei libri scolastici (normalmente Nozioni), a causa della maggiore mole di “cose da sapere”, si tende a diminuire lo spazio dedicato alle spiegazioni, demandando tale compito agli insegnanti. Quindi i libri, che diventano esaustivi solo in “tandem”, quando li leggiamo al di fuori di quel contesto diventano, spesso, incomprensibili. Ancor più questo vale per gli “appunti”, che come tali non possono contenere tutta l’informazione, che risiede nel relatore. Noi non abbiamo il “secondo agente” (l’insegnante), abbiamo solo il libro e da esso dobbiamo “scoprire” la legge e le motivazioni che la sostengono. Non sempre, inoltre, gli autori perseguono l’obiettivo di “istruire” i lettori, bensì, spesso, solo quello di “informare”, e “soprattutto” danno spesso spiegazioni lacunose che conducono a risultati “differenti”, creando maggiore confusione. Mi riferisco, restrittivamente, in particolare, agli argomenti oggetto della nostra ricerca.
Anche queste note di approfondimento, che il sottoscritto sta sottoponendo all’attenzione della comunità, sono incomplete e sicuramente produrranno perplessità legittime e reazioni varie. Ne sono consapevole, anche perché la mia preparazione professionale, non è propriamente meccanica. Né sono un ingegnere o un architetto in pensione. Mi sento un lettore “interessato” ad approfondire le ragioni e il perché delle cose che mi circondano.
La presenza dei ponti curvi ed accentuati era già comune fin dai tempi antichi, e nel Medio Evo, nelle grosse imbarcazioni, soprattutto per smaltire l’acqua dei marosi, evitando, per quanto possibile, che penetrasse all’interno della nave, dalla quale, dati gli esigui mezzi a disposizione, era difficile evacuarla. Ma non c’erano regole generali o particolari, solo l’intuito dei “maestri d’ascia”.
Ma, nella prima metà del 1600, il Re Sole, la cui Marina era arretrata per contrastare la tracotanza degli Inglesi, decise di dare un impulso di cambiamento innovativo, inviando ispettori e mastri d’ascia nei cantieri olandesi per carpire i segreti della costruzione delle imbarcazioni; assumere nuovi maestri d’ascia provenienti da quelle regioni, e dare disposizioni per costituire una scuola per carpentieri dove studiare “scientificamente” e imparare a costruire le strutture delle navi.
Fra i primi a ricevere l’ordine dal Re Luigi XIV, di occuparsi di tale incombenza, fu Duhamel du Monceau, il quale, assieme a Colbert accese la scintilla per una nuova era delle costruzioni navali in Europa, in modo scientifico.
Cominciarono ad essere stabiliti “criteri certi”, proporzioni, tipi, misure matematicamente ripetibili, studiabili e modificabili, non più secondo l’arte e l’intuizione dei mastri d’ascia, bensì “attraverso lo studio e l’applicazione della matematica”. A causa di questi studi la Francia progredì, ma non senza poche difficoltà a causa del perdurare della resistenza di alcuni mastri d’ascia illustri. La Soleil Royal, ammiraglia, del Re Sole, fu costruita e varata nel1696 a Brest, ad esempio, senza che il costruttore, tale ingegnere Laurent Hubac applicasse tali nuove normative. Ma alla fine del XVII secolo tali regole erano applicate quasi ovunque, e la Francia cominciò a produrre navi sempre più manovrabili e più veloci. Questo, però, non fu sufficiente a contrastare la supremazia inglese, che paradossalmente, era rimasta “ferma” dal punto di vista dell’istruzione scientifica e si avvaleva della “clonazione” delle navi che riusciva ad “arrembare” e “requisire” ai Francesi.
Fra le regole da applicare, ce ne erano alcune riguardanti bagli, latte e curvature, dette bolzoni.
Alcune riguardavano la forma, senza avere ancora appurato l’utilità per la struttura della nave, perché le conoscenze dell’epoca ancora non lo consentivano. Si prevedeva una curvatura di “un pollice per piede (del re) ogni quarto della misura del baglio maggiore, escluso il fasciame”. Lo scopo della curvatura, nelle parole di Duhamel du Monceau era principalmente quello di smaltire l’acqua, seguito dall’utilità di “frenare” la corsa del rinculo dei cannoni e come contrasto all’azione esterna dell’acqua sulle murate delle navi.
Il suo “spessore” doveva essere di 1/50 della sua lunghezza per i ponti leggeri e per le navi piccole, fino a superare 1/35 per i ponti più bassi gravati dall’artiglieria pesante, o per le grandi navi. Lo stesso valeva per le latte (tavole), o late, ovverossia dei “correnti” trasversali che univano i bagli. Venivano stabiliti anche gli spazi fra i bagli (fra i 4 e i 5 piedi).
Numerose discussioni, come quelle che abbiamo avuto noi in questi giorni, sorsero sulla utilità del baglio curvo in funzione dell’aiuto che “avrebbe” apportato alla struttura, ad opera di un certo Monsieur Bouger , il quale parteggiava per i bagli “dritti”. La conclusione fu favorevole al mantenimento dei bagli curvi, con l’aggiunta dei puntali. Nel tempo i calcoli si sono affinati e si sono “generalmente” attestati attorno ad ¼ di pollice per 1 piede, in funzione della lunghezza del baglio maestro e che tale misura rimanesse costante per tutta la lunghezza del ponte, nonostante i bagli si restringessero a poppa e a prua. Con l’avvento del “Sistema Metrico Decimale” nel tardo 1800, tale misura, per le grandi navi, si trasformò in 1/50 della lunghezza del baglio maestro, all’attaccatura coni bagli.
Alla fine di questa prima “parte di chiacchierata” posso quindi affermare, senza ombra di dubbio, che l’informazione data dal libro di scuola di capt.Luciano era ed è “corretta” in senso ampio e generale, il RINA non ha fatto altro che prenderne atto e inserirla nel proprio regolamento. Altrettanto comprensibile e corretto, da un punto di vista formale, il contenuto degli “appunti” che tali sono da considerare, ad uso degli studenti di ingeneria navale di Genova, da cui è tratta l’immagine postata da Sandro e che, anche il trafiletto riguardante l’applicazione del bolzone, prodotta da Davide, può avere una ragion d’essere.
Ah, occorre dire che il “bolzone” così come lo abbiamo inteso nella nostra trattazione, lo troviamo “solo” sulle imbarcazioni. Altrove le curvature prendono altri nomi.
X Davide. Antonio ha dato il titolo del libro e ne ha tessuto le caratteristiche, mentre la bibliografia non l'ha fornita. Sarebbe utile esserne a conoscenza per capire l'iter che ha fatto l'autore per redigere il suo libro. Nulla da eccepire riguardo alla "personalità" dell'autore. Scusa se mi permetto, ma considerando che hai postatio il sito dell'editore, mi sento in dovere di indicarti dove si trova. La bibliografia si trova solo nel libro, o all'inizio del libro, o alla fine, o alla fine dei vari capitoli.
Infine, se mi consenti vorrei fare una considerazione: se deve finire a tarallucci e vino dipende solo da noi e dalla nostra "inerzia". Approfitto per scusarmi se il mio comportamento è stato "presuntuoso", "saccente" e privo di "tatto", soprattutto con capt.Luciano e Sandro, e forse anche con gli altri. Avrei dovuto usare un altro approccio rispettando il lavoro di ricerca e di partecipazione di ciascuno. Vi prego ancora di scusarmi.
Con stima, alla prossima puntata.
Buon modellismo a tutti.
Quanto48
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Buon modellismo.
Quanto 48
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