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La Fleuta Schwarzer Rabe https://forum.magellano.org:80/viewtopic.php?f=62&t=2567 |
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Autore: | jack.aubrey [ 03/02/2013, 12:53 ] |
Oggetto del messaggio: | La Fleuta Schwarzer Rabe |
La Fleuta Volevo qui pubblicare una mia ricerca su un tipo di nave molto popolare nel 17° secolo ma dai più snobbato, forse in quanto principalmente utilizzato come nave da trasporto. In particolare in questo topic, oltre che a descrivere questa nave e la sua storia, pubblicherò delle fotografie di una fleuta polacca denominata Schwarzer Rabe. Più avanti pubblicherò la sua storia. Ho suddiviso l'argomento in più messaggi contenenti ognuno le canoniche cinque immagini. Cominciamo . . Durante il 16° e il 17° secolo gli olandesi, impegnati in una guerra senza fine con gli spagnoli, potevano contare solo sul commercio marittimo per finanziare la loro belligeranza per l’autonomia dal potere spagnolo. In questo contesto storico ed economico, sentirono la necessità di utilizzare per i loro commerci una nave sicura, economica da costruire e da mantenere e che possedesse una elevata capacità di carico. La soluzione fu l’invenzione della Fleuta, una nave lunga e sottile, somigliante al calice da vino ancora oggi chiamato appunto “flute”. La fleuta è uno dei pochi tipi di navi la cui origine sia registrata. Lo storico della città di Hoorn, Velius, annuncia nel 1595 in uno scritto sulla sua città “…dove le navi sono chiamate Hoorensche Gaings o Fleute, costruite per la prima volta, sono 4 volte lunghe quanto larghe, alcune delle quali ancora più lunghe, e molto adatte per il commercio marino, ben manovrabili . . . ” Può sicuramente essere oggetto di discussione se una nave possa essere inventata nel contesto di una industria “tradizionale” di costruzione navale. Non conosciamo molto circa le tipologie di navi del 16° secolo, ma senza dubbio la costruzione di un nuovo tipo di nave veniva svolta partendo da un modello esistente ed evolvendolo. Velius cita anche il nome del padre intellettuale della fleuta: “Pieter Janszoon Liorne, il principale promotore ed iniziatore di queste innovazioni”. Liorne era fondamentalmente un mercante che commerciava con Livorno, ma fu anche magistrato, membro del concilio e borgomastro di Hoorn. Fu inoltre un membro dell’ammiragliato di Hoorn e, sotto tale carica, sostituì il vice-ammiraglio Jan Gerbrantsz, ufficiale della flotta costiera sulla Flemish coast. Liorne, persona molto religiosa, portò nella costruzione delle navi il rapporto fra lunghezza e larghezza a 6, probabilmente secondo l'esempio dell’arca di Noè. Alcuni studiosi ritengono che avrebbe fatto ciò in quanto Mennonita (i Mennoniti potrebbero essere visti un po come i pacifisti dell’epoca), tentando in questo modo di evitare l’inserimento dei cannoni sulle navi. Bisogna infatti ricordare che le navi con dei cannoni a bordo avevano un elevato peso, soprattutto nella parte della nave corrispondente all’opera morta, e dovevano perciò avere uno scafo piuttosto largo affinchè la nave potesse essere adeguatamente stabile. In ogni caso le ragioni economiche ebbero anch’esse il loro innegabile peso. Ovviamente Liorne aveva un bagaglio tecnico-culturale così ampio da convincere un carpentiere navale a costruire uno scafo così poco convenzionale, scafo che era non solo molto “moderno” nel suo rapporto tra lunghezza e larghezza, ma che incorporava tutte le qualità che avrebbero reso felice un armatore navale e commerciante: economico nella costruzione e nella gestione, grande capacità di carico, buone caratteristiche di navigazione, necessità di un numero ridotto di marinai (dovute ad una semplificazione delle manovre), infine economico nel calcolo dei pedaggi e delle tasse, che a quell’epoca erano calcolate in base all’ampiezza dei ponti. Che la fleuta avesse un aspetto rivoluzionario è provato dal fatto che, secondo Velius: “c'era all’inizio molto vociferare attorno a questa nuova nave fra le popolazioni vicine; del suo possedere una linea considerata da “pazzi” ed un disegno da “malati”, ed infine appariva ai più così strano che vari mastri d’ascia e carpentieri navali venissero espressamente qui per vedere queste navi". Continua . . saluti, Jack. |
Autore: | jack.aubrey [ 03/02/2013, 19:04 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
La Fleuta continuazione . . La linea della fleuta dimostrò di essere un successo completo: il rapporto lunghezza-larghezza relativamente alto (per quel tempo) diede origine a qualità nautiche inaspettate. Nonostante il verdetto inizialmente negativo sullo scafo, gli scettici inghiottirono in seguito la loro critica e “furono costretti successivamente a seguire le proporzioni della fleuta o avrebbero navigato fuori dall'acqua”. La fleuta si diffuse quindi sempre di più: “le fleute furono così ricercate che in otto anni più di 80 navi così simili sono state costruite e rivendute, con grande profitto per i cittadini di Hoorn”. Quando la tregua dei dodici anni (1609-1621) finì, le fleute furono armate, comunque sempre in modo modesto, e il rapporto lunghezza/larghezza in breve cambiò a 5:1 o addirittura 4:1. Le fleute furono costruite non solo ad Hoorn, nell'area Zaan, Edam e Monnikendam, ma in breve tempo si iniziò a costruire le fleute in altre parti dell’Olanda. Anche in Svezia, nel Nord della Germania e in Francia le fleute furono costruite fino a tutto il 17° secolo. Esistono teorie secondo le quali l’invenzione della fleuta e delle segherie potrebbero essere ritenute in gran parte responsabili della prosperità economica dell'Olanda durante l’Età D’oro. Certo è che la fleuta fu una svolta nel commercio dell’Olanda. Questa nave era adattabile a tutti i tipi di lavori. C’era la variante per il commercio del mais, chiamata “Oostvaerder” con alcuni piedi di profondità in meno di quelle adibite al commercio del legno (dovuta questa differenza all’alto peso specifico del mais), denominate ”Houthaelder” o “Noortsvaerder”. In alcuni casi le “Houthaelder” non avevano alcun ponte superiore, per agevolare il carico delle merci, ed erano provviste di porte di carico a poppa. Le fleute baleniere, un’altra variante, erano invece caratterizzate da un baglio orizzontale sopra la poppa che serviva per le manovre con le balene, da un rafforzamento della parte prodiera della nave come protezione dai banchi di ghiaccio e da un albero più massiccio. Le “Straetvaerders” e “Spaensvaerders”, fleute che solcavano il Mediterraneo, erano invece più lussuose. Le fleute facenti parte della compagnia delle indie olandesi (VOC) avevano numerosi carabottini nel ponte superiore per fornire passaggi di aria e luce nei ponti inferiori, dove alloggiavano i soldati che la compagnia inviava in gran numero nelle Indie. Negli scritti di De Ruyter troviamo inoltre numerosi termini riguardanti le fleute come “Lysbonvaerder”, “Fransvaerder”, “Westervaerder”, “Vestindevaerder”, “oostindyvaerder” e “Waterfleute”. Troviamo infine anche fleute nelle flotte da guerra dell’ammiragliato, sebbene in Olanda raramente esse furono utilizzate come navi da guerra, ma come navi supporto o navi da carico. Ovviamente, la compagnia VOC, utilizzò fleute anche per spedizioni geografiche, fra le quali di grande interesse e importanza fu il viaggio di Abel Tasman alla scoperta della regione che da lui prese il nome: la Tasmania, scoperta nel 1642. La struttura della fleuta non era però adatta per la navigazione in acque tropicali. Le tavole di fasciame, con una curvatura così accentuata nella parte superiore della poppa, non sopportavano bene il sole e le temperature tropicali, causando tutta una serie di inconvenienti. La compagnia VOC sostituì quindi molte fleute con gli hookers (una sorta di pescherecci) e i galliots, anch’esse navi con la poppa tonda, ma senza la curvatura eccessiva delle fleute. Tuttavia, negli archivi troviamo ancora navi molto simili alle fleute, chiamati Tuiten, operanti nelle acque della Malesia, fino al 18° secolo. Molto probabilmente il disegno della fleuta fu leggermente adattato, conferendo una linea e spazi più ampi rispetto alla tipica poppa a forma di pera della fleuta. continua . . |
Autore: | jack.aubrey [ 04/02/2013, 10:58 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
La struttura della fleuta Continuazione . . La fleuta è un tipo di nave facilmente riconoscibile sopratutto per la sua poppa arrotondata con sopra un cassero molto stretto, ma anche per le linee generali del suo scafo, arrotondato in modo piuttosto pronunciato. Lo scafo arrotondato, con la sezione che ricorda vagamente la forma di una pera, era in particolare il risultato del modo in cui i pedaggi venivano calcolati, basato cioè sulla larghezza del ponte superiore. Costruendo quindi il ponte più stretto possibile, il pedaggio veniva significativamente ridotto. Tuttavia, quando i danesi aumentarono il loro pedaggio nel 1644, l’ammiraglio Witte de With, con gran dimostrazione di potere, veleggiò con numerose navi da guerra e mercantili attraverso le acque della Danimarca e pagò a titolo dimostrativo l’intera tariffa. L'anno successivo egli ritornò ma non pagò nulla. In questo modo fece sì che i danesi adattassero i loro pedaggi alle necessità degli olandesi. Le fleute variavano in dislocamento fra le 100 e le 500 tonnellate, ma la maggioranza era di circa 150 tonnellate, peso che le rendeva facilmente gestibili, manovrabili e soprattutto veloci nei porti. Occasionalmente raggiungevano un rapporto lunghezza/larghezza di 6:1, ma questa proporzione estrema le rendeva lente nella virata, sebbene fossero generalmente stabili e ben controllabili. Da un punto di vista economico, il grande vantaggio delle fleute era dato dalla loro limitata necessità di equipaggio, che significava meno spese e meno carico passivo dedicato ai rifornimenti. La tipica fleuta poteva infatti essere manovrata da meno di un terzo dell’equipaggio di un veliero tradizionale delle sue stesse dimensioni. Per esempio, da una registrazione risulta che una fleuta norvegese da 150 tonnellate aveva come equipaggio solamente sette uomini e un ragazzo. Molte innovazioni legate ad aumentare l’efficienza delle manovre sono state ottenute dallo sviluppo della fleuta. Nei decenni prima dell'invenzione della fleuta, le navi avevano raggiunto un punto tale che la vela maestra aveva dimensioni molto grandi e diventava quindi difficile da governare. Il manovrare queste navi era particolarmente difficile soprattutto vicino alle coste, nei fiumi o nei porti, dove gli edifici del lungomare influivano sulla manovrabilità e potevano bloccare il vento. L’armamento della fleuta consisteva di tre alberi. L’albero maestro, l’albero di trinchetto e l’albero di mezzana, più ovviamente l’onnipresente bompresso. I primi due alberi montavano vele di gabbia ma erano sprovvisti delle vele di velaccio. Le vele di gabbia erano estremamente alte se confrontate con le stesse vele sulle altre navi del tempo. Tali vele erano estremamente efficienti e in condizioni di cattivo tempo la fleuta poteva essere gestita con sicurezza utilizzando le sole vele di gabbia. Grazie a queste vele di gabbia le altre vele erano ridotte di dimensione, quindi di gran lunga più maneggevoli e gestibili da parte di un piccolo equipaggio. Un altro motivo dell’economicità delle fleute era dovuto al tipo di legno prevalentemente utilizzato per la loro costruzione: mentre nella maggior parte delle altre navi del tempo veniva utilizzato legno di quercia, nella costruzione delle fleute veniva usato il pino. Sebbene il pino sia un legno più morbido e meno durevole del legname di quercia, era più economico e più facile da lavorare e questo riduceva di molto sia i costi di lavoro che i tempi di costruzione. Continua . . |
Autore: | jack.aubrey [ 05/02/2013, 15:12 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
La struttura della fleuta Continuazione . . Le varianti specializzate delle fleute si sono sviluppate molto velocemente, aiutate dalla linea fondamentalmente adattabile di questo tipo di nave. Le fleute che trasportavano legno avevano aperture sulla poppa, in modo da portare tronchi più lunghi della nave stessa. Le "fleute settentrionali" furono progettate con strutture stagne per il carico, in modo da trasportare grano in grossi quantitativi piuttosto che in inefficienti barili o sacchi. Per le rotte commerciali più rischiose, furono costruite fleute più solide e armate, chiamate "Straetsvaeder", il cui nome deriva dal compito che avevano tali navi: passare lo stretto di Gibilterra per portare il loro commercio nel mar Mediterraneo. Alla fine del 1669, tuttavia, fu raggiunto un accordo sui pedaggi, per via del quale svanì il vantaggio del ponte stretto delle fleute. E’ abbastanza verosimile che negli anni successivi alla riduzione dei pedaggi, la ragione del restringimento dello scafo della fleuta non avesse più ragion d’essere, per cui si sviluppò un nuovo tipo di nave, chiamato 'hekboot', avente scafo arrotondato e poppa simile alla fleuta, ma con una struttura superiore più larga, come la pinnace. Il nome fleuta appare però anche nel 18° secolo, ma è ragionevole supporre che in questi casi il nome descrivesse più la funzione di una nave che il tipo. In ogni caso, il tipico scafo arrotondato della fleuta fu osservato solo durante i primi ¾ del 17° secolo. È straordinario che così poco rimanga di una nave così diffusa, forse una fra le innovazioni maggiori della navigazione in Olanda, non solo per lo scafo, ma anche per le manovre. Sui dipinti e sulle stampe vediamo regolarmente fleute, ma di solito come soggetti secondari. Raramente troviamo le fleute rappresentare i soggetti principali di un dipinto. Sembrerebbe quasi che la fleuta, a causa del suo essere così comune e frequente, fosse come “invisibile”. Questo fatto comporta chiaramente una notevole difficoltà nel reperire documentazione originale. Nicolaes Witsen in un suo libro presenta un disegno tecnico di un 'Noortsvaerder', mentre nel libro 'Skeps Byggerij” del 1691 (autore Ake Classon, Ralamb), troviamo un buon disegno di una fleuta del tardo 17° secolo. Su tale disegno sono indicati i ponti e le linee dello scafo, insieme ad una breve descrizione e qualche misura di lunghezza. Lo Scheepvaartmuseum Amsterdam (Museo della Marina di Amsterdam) possiede un disegno generico di una fleuta lunga 130 piedi (autore Frans Cornelisz Keyzer), e l’archivio Archief de Westfriese Gemeenten Hoorn possiede un disegno unico della fleuta 'Langewijck' fatto da Gerard Pomp nel 1692. Inoltre, non esiste alcun modello antico affidabile (forse perché non sono mai stati costruiti). L'Amsterdam Marittime Museum espone un buon modello di una fleuta, ma da un punto di vista tecnico non sembra soddisfacente. Anche nel Museo Marittimo di Rotterdam è esposta una fleuta della fine del 17° secolo, l''Houtpoort'. Anch’esso però, sia per le dimensioni che per la forma, non è completamente convincente. In ogni caso, di questo modello esistono eccellenti progetti (autori: Petrejus e Van Beffien), ancora reperibili. Inoltre, il 'Nederlandse Vereniging voor Modelbouwers', associazione olandese, vende il progetto di un 'Hollands Fluitschip' eseguito da B.E. Van Bruggen, ma le fonti e l’attendibilità di questo modello rimangono dubbie. Inoltre, un set completo di disegni di una fleuta, utili soprattutto per chi volesse costruire un modello, possono essere trovati nel libro 'Risse von Schiffen des 16 und 17. jahrhunderts'. Questo progetto, disegnato da Rolf Hoeckel, sono basati su un grande dipinto “'The Fleet of the great elector” di Lieve Verschuier (1684), sul quale appare la fleuta Derfflinger. Questa nave costituiva una parte della flotta brandenburghese del principe eletto Friedrich Willhelm. Anche tale progetto però non risulta completamente convincente. Gli stessi sono stati utilizzati per i disegni del Lusci e della Euromodel. A parte il relitto della “Anna Maria”, trovato in acque svedesi a Dalaro vicino a Stoccolma, non ci sono relitti ben conservati. Anche il relitto dell’Anna Maria risulta comunque molto danneggiato e di limitata utilità, a causa dell’incendio che divampò a bordo e della successiva esplosione, fattori che distrussero gran parte della nave. Continua . . |
Autore: | jack.aubrey [ 06/02/2013, 15:43 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
Considerazioni sulla tecnica di costruzione continuazione . . . Come menzionato precedentemente, non esistono informazioni sufficienti per costruire un modello dettagliato di una nave originale olandese di questo periodo. Ciò deriva anche dal metodo di costruzione della navi olandesi, compresa la fleuta. Le intuizioni acquisite attraverso anni di successi e fallimenti nella costruzione navale avevano portato a formule di costruzione, mediante le quali era possibile arrivare ad un buon risultato senza progettazione e senza disegni. Quindi, non esiste nessun progetto navale di navi olandesi del 17° secolo. L'unica prova tangibile che è rimasta del lavoro dei maestri d’ascia dell’epoca è costituita dai contratti di costruzione, accordi scritti fra i committenti ed i carpentieri navali che descrivono la costruzione delle navi ordinate. Relativamente a tali contratti, è da notare che molta attenzione era posta sulle dimensioni dei vari elementi della nave piuttosto che sulla forma dello scafo e soprattutto dell’opera viva. Solo il maestro d’ascia conosceva la forma dello scafo. Il contratto comprendeva la robustezza della nave, la sua suddivisione e possibilmente il prezzo e la consegna della nave. I contratti erano anche un pro-memoria per il carpentiere navale, in modo che se una nave riusciva bene, lo stesso contratto poteva essere utilizzato come base per la costruzione di una nuova nave. La costruzione avveniva quindi in base all’esperienza del maestro d’ascia. Gran parte di questa esperienza era riassunta in formule note a ogni carpentiere navale, e tramandata da padre a figlio. Tali formule sono descritte nei libri di Nicolaes Witsen e Cornelius van Yk. Van Yk era un carpentiere navale che successivamente divenne l'ispettore di pesi e misure a Delfshaven. Nel 1697 pubblicò il suo libro “Te Nederiandsche Scheeps-Bouw-Konst Aprire Gestelf”. Durante la prima importante fase della costruzione, il metodo seguito era quello del “shell-first” (prima il rivestimento). Benché tale metodo di costruzione olandese sia molto antico, non esiste un nome olandese che lo caratterizza. La caratteristica principale di questo metodo era che le tavole di fasciame non venivano inchiodate sui quinti o su una sorta di costole fissate preventivamente alla chiglia, ma venivano poste, a partire dalla chiglia, fissate solamente alla chiglia stessa, sorrette da paletti di legno che da terra tenevano le tavole. In questo modo veniva creato un rivestimento, poi rinforzato internamente da costole non collegate alla chiglia. Uno dei vantaggi di questa tecnica è che il tavolato correva sempre in modo preciso, senza formare cavità o protuberanze dovute ad errori nella costruzione dei quinti. Successivamente, dopo la posa di più corsi di fasciame applicati in questo modo, venivano applicati i quinti. Il processo di costruzione dello scafo era molto veloce. Basti pensare che lo scafo del famoso vascello olandese da 80 cannoni, lo “Zeven Provincien”, fu costruito in 6 mesi . . Questa velocità di costruzione era dovuta anche alla veloce consegna dei legnami già prelavorati, cioè tagliati allo spessore richiesto, alla lunghezza delle giornate (in Olanda le giornate sono più lunghe che in Italia) e anche perché parte del lavoro veniva spesso sub-appaltato. Tuttavia, il metodo “shell-first” era in una buona parte responsabile di tale velocità di costruzione. Alcuni autori fanno notare che questo metodo può essere applicato anche nella costruzione di un modello, con ottimi risultati e ottima velocità di realizzazione. Non importa infatti come i componenti interni vengono inseriti nel rivestimento, l’importante è che essi riescano a tenere insieme la struttura. La messa in posa di questi componenti interni veniva effettuata semplicemente selezionando, per una data parte dello scafo, la tavola di legno che avesse la forma più simile a quella parte dello scafo dove doveva venire applicata, in modo da diminuire al minimo la lavorazione di tale pezzo di legno. Ciò portava quindi ad una riduzione dei tempi di lavoro e anche al risparmio del legno. Il risultato potrebbe sembrare estremamente disordinato, ma ciò poco importava ai maestri d’ascia olandesi. Finché i legnami erano collegati ed uniti in modo sicuro, il resto contava poco. Non era infatti necessario produrre una struttura ordinata di quinti, come invece nei metodi inglesi e francesi. Bibliografia T. Velius: Chronyck van Hoom., Hoorn 1648. Cornelius. Van Yk: De Nederlandse ScheepsBouw Konst Open Gestelt. Amsterdam 1697, Ake C., Ralamb, Skeps Byggerij (Stockholm, 1691). L. Koelmans: Zeemans Lexicon. Zutphen 1997. B.M. Petersen: The Dutch Fluítschíp 'Anna Maria 'foundered in Dalard Harbour in 1709. International journal for Nautical Archaeology 16 4 1987. R, Hoeckel: Risse von Schiffen des 16. und 17 jahrhunderts. Bielefeld 1978. Per ora con la fleuta ho finito, seguiranno notize sulla "black raven" . . |
Autore: | ErPiotta71 [ 06/02/2013, 21:52 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
Sta diventando tutto interessante! Appena hai finito lo salvo il tutto in Word o PDF |
Autore: | jack.aubrey [ 07/02/2013, 16:34 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
Schwarzer Rabe (Black Raven (Corvo Nero)) Come abbiamo letto, la fleuta è un tipo di veliero creato nelle Provincie Unite (Olanda) alla fine del sedicesimo secolo. Questi tipi di velieri, costruiti anche in cantieri navali della Germania di allora e un po dappertutto nel Mar Baltico, hanno delle caratteristiche comuni che le contraddistinguono dagli altri tipi di velieri. Uno è sicuramente la caratteristica poppa arrotondata, ma anche le proporzioni dello scafo e la sua tecnica di costruzione. Come già citato, una fatto curioso, relativo alle fleute Olandesi il cui scopo era quello di commerciare nel Mar Baltico, era che avevano delle proporzioni dello scafo tali da dover sottostare alla minor gabella possibile dei dazi presso le dogane Danesi. D'altra parte, le fleute che facevano rotte verso ovest, per esempio verso la Spagna ed in Africa, erano fortemente armate a causa della presenza lungo le loro rotte delle corsare di Dunkerque. Le ottime qualità marine, la possibilità di accogliere un discreto armamento difensivo e una accettabile capacità di carico merci fece di esse forse le più interessanti navi di questo periodo, veri e propri velieri adattabili e multiruolo. Esse furono anche utilizzate per ricerche e viaggi finalizzati a scoperte geografiche, come navi corsare ed infine anche come baleniere. Lo Schwarzer Rabe fu una delle sei fleute detenute dalla piccola marina Polacca per il carico di contrabbando con la Svezia. Nella battaglia di Oliwa, 1627, che vide vittoriosa la flotta reale Polacca, essa fece parte del primo squadrone, che consisteva anche dei galeoni Swiety Jerzy (St George) e Raczy Jelen (Flying Deer) e le pinacce Panna Wodna (Sea Virgo) e Zolty Lew (Yellow Lion). Dimensioni della Fleuta Schwarzer Rabe: lunghezza - circa 106 piedi larghezza - circa 6,9 m tonnellaggio - 130 lasts Equipaggio - 35 marinai e 80 soldati. Armamento - 8 cannoni in bronzo, 2 cannoni in ferro di calibro sconosciuto Dimensioni del modello presentato nelle immagini: lunghezza - 40,5 cm larghezza - 16,8 cm altezza - 34,5 cm Infine un'immagine che confronta i metodi costruttivi anglo-francesi con il metodo "shellfirst" di origine Olandese. |
Autore: | jack.aubrey [ 09/02/2013, 11:17 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta |
Il momento culminante della carriere della nostra Schwarzer Rabe fu la sua partecipazione alla battaglia, avvenuta nel 1627, nelle vicinanze di Danzica. Battle of Oliwa The naval Battle of Oliwa, also Battle of Oliva or Battle of Gdansk Roadstead, took place on 28 November 1627 during the Polish-Swedish War slightly north of the port of Danzig (Gdansk) near the village of Oliva (Oliwa). It was the largest naval battle fought by the Polish royal navy, and resulted in the defeat of a small Swedish squadron. The Swedes had a long tradition of seamanship and maintained a strong navy, and were able to land troops from the Swedish mainland at will along the south Baltic shore. They were also able to blockade Poland's ports, the most important of which was Danzig, maintaining a stranglehold on Polish trade. On 28 November 1627, a small, newly formed Polish fleet emerged from Danzig to engage the Swedish blockading squadron. The Polish ships were more numerous: numbering ten in all, but were mostly small, and only four galleons had full combat value. The Polish vessels were commanded by Admiral Arend Dickmann in the galleon Sankt Georg (Swiety Jerzy). The Swedish squadron numbered six vessels, under Nils Stiernsköld in his flagship the Tigern. The Polish vessels had a larger complement of marines on board than the Swedish ships, and this in large part determined the tactics employed in the action. The Polish ships anchored off the Danzig roadstead, while the Swedish squadron sailed southwards from the Hel Peninsula. The Poles weighed anchor and suddenly rushed towards the Swedes squadron, much to their surprise. The battle split into two main encounters. The Polish flagship, Sankt Georg, supported by a smaller vessel, Meerweib (Panna Wodna), attacked the Swedish flagship, "Tigern". The Polish ships came alongside the "Tigern", and Polish marines boarded, overwhelmed the Swedes and captured the vessel. Meanwhile the Polish vice-admiral's ship, the small galleon Meerman (Wodnik) attacked the larger Solen ("The Sun"). The captain of the Solen blew his ship up rather than allowing it to be captured. The four surviving Swedish ships quickly headed towards the open sea and managed to escape pursuit. Both admirals were killed in the battle. The Polish court used the victory to its maximum in its propaganda. A popular saying had it that on that day "the sun went down at noon", referring to the scuttling of one of the Swedish ships, the Solen. Polish ships 1st Squadron: Ritter Sankt Georg (Rycerz Swiety Jerzy) ("Knight St George") - galleon, 31 guns, 400t (also known as Sankt Georg) Fliegender Hirsch (Latajacy Jelen) ("Flying Deer") - galleon, 20 guns, 300t Meerweib (Panna Wodna) ("Sea Virgo") - 12 guns, 160t Schwarzer Rabe (Czarny Kruk) ("Black Raven") - 16 guns, 260t Gelber Löwe (Zólty Lew) ("Yellow Lion") - 10 guns, 120t 2nd Squadron: Meermann (Wodnik) ("Aquarius") - galleon, 17 guns, 200t König David (Król Dawid) ("King David") - galleon, 31 guns, 400t, under Jakub Mora Arche Noah (Arka Noego) ("Noah's Ark") - 16 guns, 180t Weißer Löwe (Bialy Lew) ("White Lion") - 8 guns, 200t Feuerblase (Plomien) ("Fireblaze") - 18 guns, 240t Swedish ships Tigern ("Tiger") - flagship, galleon, 22 guns, 320 t - captured Solen ("Sun") - galleon, 38 guns, 300 t - scuttled by her own crew Pelikanen ("Pelican") - galleon, 20 guns, 200 t Månen ("Moon") - galleon, 26 guns, 300 t Enhörningen ("Unicorn") - galleon, 18 guns, 240t Papegojan ("Parrot") - 16 guns, 180t References: Anderson, R. C. Naval Wars in the Levant 1559-1853 (2006), ISBN 1-57898-538-2 |
Autore: | OLI [ 09/02/2013, 12:55 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: La Fleuta Schwarzer Rabe |
E no Jack, adesso esageri? Tutto quello che ultimamente posti (maremma maiala) è di un interesse pazzesco! Credo sia indispensabile aprire un argomento specifico tipo enciclopedia! Qui si possono inserire tutti i lavori di ricerca come i tuoi. Che ne dici? Ciao OLI |
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