Per il cannone: porc! acc!
sono diventato vecchio e ho perso la capacità d'analisi e di concentrazione. Ho montato il carro ruote alla rovescia! Ho dovuto buttar via tutto! Menomale che mi avanzano dei cannoni avendoli sostituiti sotto il ponte con mezzecanne. L'avevo fatto soprattutto nel prevedere qualche "cappella" sui cannoni e così è stato!
Va 'remengo! Comunque domani rifaccio il cannone di prova.
Questa mattina levata anticipata per punizione!
Ho rifatto il cannone campione:
allora: i chiodini in dotazione per le staffe di bloccaggio della canna hanno la capocchia troppo grande, quindi ho installato quelli superfini della Amati troncati ovviamente.
Le canne sono finite alquanto da cani e non sono capace di renderle più "umane"
Al affusto
Ho dato una mano di mordente noce al affusto e di nero alle ruote per simulare il ferro.
Sul affusto manca una coppiglia relativa ai paranchetti di postazione (visto che hanno una sul retro appunto per arretrare e caricare)
Non mi sembra poi tanto male!
Per continuare è bene ripassare quanto si sa sulla gestione dei cannoni che vanno piazzati in questo modo:
a questo punto come gestire le cosi dette spingarde che secondo la mia scarsissima competenza sembrano molto più colubrine?
Ecco una definizione di colubrina:
La colubrina, chiamata anche volgarmente cannone a mano, è menzionata - in italia - fin dal 1447. Il nome deriva dal provenzale colobrina, dal latino coluber (= serpente). La canna era incastrata su una assicella ed essa era usata come una balestra; le palle erano grosse quanto una noce e furono usate sin dal XVI secolo.
Già dalla metà del XV secolo, ne erano in uso di più voluminose, portate sopra carri.
Al tempo di Carlo VIII di Francia le colubrine erano distinte come artiglierie di un genere particolare ed erano più piccole, ma più lunghe dei cannoni, con canna sottile, perciò di minor calibro.
Dal 1500 le grosse colubrine venivano fuse in un sol pezzo, in bronzo, ed erano in grado di esplodere colpi in rapida successione. Molto maneggevoli, si caricavano facilmente, avevano palle di ferro ed erano di lunga portata con carica relativamente piccola.
Dal XVII secolo le colubrine aumentarono di dimensioni e in questo periodo la loro grossezza diventò stabile. A seconda della loro forma, dell' uso e della loro grossezza, furono classificate in: quarta colubrina, mezza colubrina o doppia, incamerata, bastarda, da mascolo, ecc. Poiché gli affusti erano in qualche modo intercambiabili, esse, secondo le circostanze, furono adoperate sia in terra, che in mare.
Ecco un esempio di colubrina da mascolo:
Ovviamente, da come si presenta, va gestita come un cannone.
Il termine spingarda con l'invenzione della polvere da sparo e la costruzione di armi da fuoco, passò ad indicare un pezzo leggero d'artiglieria che lanciava, al più, delle palle da cinque a sei libbre di peso, scendendo fino alle palle di sei once, e per la marina, anche di una sola oncia (sul tipo dello smeriglio).
Quelle più grandi erano fissate sopra cavalletti e trattenute con ceppi di legno. Quelle più piccole diventavano vere e proprie armi portatili e quasi manesche, come il fucile. Le grosse spingarde avevano un mascolo per mettervi la carica; le più piccole ne erano sprovviste, ed erano tutte di un sol pezzo come i cannoni. In ultimo furono anche chiamate archibusoni.
Eccone un esempio.
Alla fine quelle che ho le gestisco come i cannoni
Intanto ho realizzato una colubrina o spingarda che sia campione e l'ho raffrontata con il cannone.
Sulla colubrina devo realizzare gli attacchi sia per il fermo al rinculo che per la gestione sull'impavesata anche se forse veniva gestita a braccia e non con i paranchetti. A questo punto allora dovrebbero esserci dei maniglioni anche di corda sulla parte posteriore del affusto per poterlo muovere.
Ciao
OLI